speciale – La donna nell’Italia bunga-bunga

libera traduzione di “Bunga-Bunga Nation: Berlusconi’s Italy Hurts Women” di Barbie Nadeau, 15 novembre 2010

Sono le 20,30. Occhi puntati sul più popolare Tg satirico della tv italiana, Striscia la Notizia (Strip the News).

Due uomini di mezza età sotto una luce stroboscopica. Uno dei due tiene in mano una cintura da cui pende una treccia d’aglio a forma vagamente fallica. Una donna, in costume di paillettes con tanto di perizoma e scollatura a V che affonda sotto l’ombelico,  scivola di pancia sullo stage che fa da scrivania.  Mentre lei si alza, uno degli uomini le ciondola l’aglio di fronte. Lei ha la bocca aperta, lo prende tra le mani e lo strofina su un lato del viso. Girati e lasciati guardare, dice l’altro, toccando il derrière della modella. “Grazie, bambola”.

Ecco cosa offre la fascia di massimo ascolto in Italia: una inesorabile sfilata di pruriti. Espressione di un inaccettabile modo di fare che trova la rappresentazione più alta al vertice del governo italiano. Riflesso di un più profondo problema sociale legato all’evoluzione del ruolo della donna.

Mentre i titoli delle testate giornalistiche raccontano una storia infinita  – protagonista un settantaquattrenne Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con la partecipazione non gratuita di adolescenti modelle, escort e funamboliche danzatrici del ventre marocchine – i media sembrano voler chiarire che gli uomini sono uomini e le donne addobbi per vetrine.

Pochi i boicottaggi, scarse le esplicite proteste e le accuse. Quando ci sono, ottengono scarsa attenzione.

Così, se Berlusconi, almeno in questi giorni, si comporta da vecchio sporcaccione,  vale aggiungere che un considerevole numero di donne italiane hanno volentieri partecipato ai suoi giochi avvilenti per un lungo periodo.

Potrebbe aver pianificato le cose in questo modo.

Molto prima di ottenere il suo primo mandato come Capo del Governo negli anni  ‘90, il magnate tormentato dagli scandali era proprietario del 45% del mercato televisivo in Italia. Come Capo del Governo ottenne un altro 50%, la televisione di stato. Con il 95% del mercato televisivo sotto il suo controllo, è difficile sottovalutare l’efficacia del suo modello cumulativo di donna, anche nei confronti del modo in cui le donne vedono loro stesse.

Questi sono i risultati, negativi, in Italia: mentre in altri Paesi Europei si promuove attivamente l’uguaglianza di genere come un catalizzatore di prosperità nazionale, Berlusconi ha guidato la carica nella direzione opposta, soffocando di fatto le donne attraverso la creazione di un mondo in cui esse appaiono prima di tutto come oggetti sessuali anziché pari in professionalità.

Uno sconvolgente ritratto dell’Italia di Berlusconi emerge dal recentissimo (ottobre 2010) Rapporto Globale sul Gap di Genere del World Economic Forum. Il WEF si concentra sui temi come parità salariale, partecipazione alla forza- lavoro, opportunità di avanzamento in carriera per le donne, sostenendo che eliminare il gap di genere a livello europeo, potrebbe incrementare il PIL della zona euro almeno del 13%.

Ma, stando così le cose, l’Italia resterebbe a guardare da lontano.

L’Italia, in ogni categoria ad eccezione dell’istruzione, ha un gap notevole: 87° posto a livello mondiale nella partecipazione alla forza lavoro; 121° posto circa la parità salariale; 97° riguardo le opportunità per le donne ad assumere posizioni di leadership.

Secondo il rapporto,  la attuale classifica generale mondiale relativa alla parità di trattamento tra uomini e donne vede l’Italia in 74^ posizione, dietro Colombia, Perù e Vietnam e da quando Berlusconi è tornato al potere nel 2008, ha perso  sette posizioni.

L’Italia continua ad essere, nella zona UE,  uno dei paesi di più basso rango e la sua posizione  si è ulteriormente aggravata nel corso dell’ultimo anno – dice il rapporto.

Un’intera generazione è cresciuta in una società dove un avvilente porno soft-core è ormai inevitabile parte della cronaca quotidiana.

Sono passati 23 anni dalla messa in onda della prima puntata di Striscia la Notizia con le sue voluttuose veline che sfilano ad ogni segmento. Oggi le showgirls non solo sono presenti in ogni canale, ma alcune sono addirittura all’interno del governo, volute da Berlusconi.

I sondaggi mostrano come le più giovani donne italiane preferiscano essere veline TV ben pagate piuttosto che medici, avvocati o imprenditori. Altre sono convinte che niente si possa fare riguardo la discriminazione di genere.

La cultura-harem di Berlusconi invia il segnale che la  seduzione conta più di un gran curriculum.

La nostra unica forma di protesta sta nel cambiar  canale – dice Concetta Di Somma, istruttore di aerobica, 30 anni – ma quando anche la meteorina mostra la scollatura, se si protesta con il click si perde la notizia”

Sottorappresentate nella vita politica e delle imprese, le donne hanno poche speranze di cambiare il sistema dall’interno. E ‘una società dominata dagli uomini, dalla Chiesa in giù – dice Marina, cinquantasettenne proprietaria di una gioielleria che ha chiesto di non usare il suo cognome per proteggere la  sua attività.

“Le donne sembrano puttane sia in pubblicità che in TV perché è ciò che gli uomini vogliono vedere. Gli uomini fanno la pubblicità, fanno più soldi, e quindi scelgono come visualizzare i prodotti. ”

La regista di documentari Lorella Zanardo ricorda un recente incontro con un top manager di una banca a Milano. Sulla sua scrivania, bene in vista un calendario con ogni mese illustrato da un ragazza bikini-corazzata. Sul tavolino da caffè, una donna seminuda giace distesa sulla copertina di una rivista in bella mostra. “Questo è un uomo che decide quante donne saranno in posizioni decisionali nella sua banca,” dice. “Come fa a separare questi messaggi subliminali dalla realtà quando prende queste decisioni?”

Tutti i più recenti passi avanti verso l’uguaglianza tra i sessi sono conseguenza di pressioni internazionali.

Passi tesi a fare in modo che le donne occupino posizioni nella pubblica amministrazione del paese e nelle sale riunioni dei CdA, siano esse state assunte durante la precedente (e di breve durata) amministrazione di centro-sinistra o si tratti di posti ad esse riservati  in base ai codici in materia di direzione aziendale dell’Unione Europea.

Le misure volte a porre fine alla discriminazione, in particolare contro le donne in età fertile, sono in gran parte ignorate semplicemente perché non c’è nessuno a farle rispettare.

Berlusconi ha indebolito le istituzioni volte ad affrontare problemi delle donne,  abbreviando la durata dei mandati, riducendo i relativi budget e nominando donne spesso inesperte e senza forti rapporti con le attuali organizzazioni sorte a tutela dei diritti delle donne – dice Celeste Montoya, professore associato che si occupa di donne e studi di genere presso l’Università del Colorado e che ha scritto molto riguardo l’Italia.

Il governo Berlusconi ha concentrato i suoi sforzi sui diritti delle donne soprattutto sui rapporti circa la crescente violenza domestica nel paese.

Ma anche lì Berlusconi sembra mancare il punto: l’anno scorso si è scusato per non essere in grado di combattere il crescente numero di stupri spiegando che “dovremmo avere tanti soldati quate sono le donne belle ragazze italiane,  credo che non ce la faremo mai“.

L’impatto con tutte queste ha reso il posto di lavoro sgradevole se non addirittura ostile per le donne con ambizioni anche moderatamente serie. Solo il 45% di tutte le donne italiane lavorano fuori casa, il tasso più basso dell’UE, ed è lo stesso negli ultimi cinque anni. In confronto, l’80% delle donne norvegesi e il 72% delle donne inglesi lavorano fuori casa. Quando le donne italiane hanno un lavoro, guadagnano in media il 20% in meno degli uomini mentre sono titolari del 7% delle posizioni di management, contro una media del 33% nei paesi scandinavi.

Un indagine dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE ) ha calcolato che gli uomini italiani hanno 80 minuti di tempo libero in più al giorno rispetto alle loro controparti femminili, più dei maschi di qualsiasi altro paese OCSE. (In Norvegia, gli uomini hanno appena tre minuti di tempo libero in più al giorno rispetto alle donne.)

Un recente rapporto l’Associazione Italiana Casalinghi (un gruppo piuttosto piccolo) racconta che 70% degli uomini italiani non hanno mai utilizzato una stufa, e il 95% non hanno mai fatto funzionare una lavatrice. Le donne italiane hanno una maternità generosa – congedo di sei mesi e  la garanzia di un posto di lavoro fino ad un anno dopo il parto – e molto simile alle loro colleghe europee, ma ciò non sembra averne rafforzato il peso sul piano del potere decisionale.

Nonostante sia vietato dalla legge, i datori di lavoro non esitano a chiedere ai candidati per posizioni di lavoro aperte se hanno intenzione di mettere su famiglia, e molte piccole e medie imprese scelgono di escludere le donne in età fertile, piuttosto che rischiare di dover mantenere le posizioni aperte per il periodo maternità-post maternità.

Per la minoranza che lavora ed ha figli piccoli, trovare una soluzione adeguata per loro è una sfida così ardua che più della metà di tutte le donne lavoratrici contano, come prima soluzione, sulle nonne.

In Italia, più di molti altri paesi in Europa, essere una madre che lavora è come essere marchiata.

Soprattutto nelle zone rurali, una mamma che lavora e lascia i bambini ad un asilo-nido, quando ce n’è uno, è malvista e considerata negligente. “Molti italiani ritengono tradizionalmente che le madri siano le migliori assistenti per i bambini”, spiega l’economista dell’Università di Torino Daniela Del Boca, il che può tradursi nel senso che loro siano le sole valide assistenti.

Anche quando il padre è disoccupato, la madre che lavora spesso finisce per avere su di sé l’intero onere dell’educazione dei figli.

Ironia della sorte, nonostante l’idealizzazione della madre italiana, il tasso di natalità in Italia è il più basso in Europa, 1,3 figli. Le donne che devono lavorare sentono di dover scegliere tra lavoro e figli. “Se vogliamo una carriera, non la si può facilmente gestire con più di un bambino”, dice Viti, maestra in pensione.

Il basso tasso di natalità è un problema enorme per un paese che invecchia, in cui il 15% del PIL va già a pagare le pensioni di cui gode un incredibile 22% della popolazione.

Se per le madri fosse più facile lavorare, ciò potrebbe fare la differenza tra una economia efficiente e un inesorabile declino della qualità della vita per tutti gli italiani.

Il rapporto WEF suggerisce che se anche diverse centinaia di migliaia di donne (su circa i 6 milioni del Paese), entrassero a far parte della forza lavoro, ciò  potrebbe incrementare il PIL almeno dell’1%.

Ma per Berlusconi l’idea di una forza lavoro femminile istruita sembra essere più uno scherzo che la chiave per un progresso economico.

Ha nominato una ex showgirl, Mara Carfagna, ministro per le  pari opportunità. I suoi calendari con foto in topless pendono ancora dalle pareti delle sale sul retro del Parlamento italiano. Anche se con i suoi discorsi promuove “uguali diritti e pari dignità” per le donne, lo stesso Berlusconi, sul tema, sembra essere non meno che sordo.

In un recente incontro ha detto che esiste un modo in cui le  donne possono garantirsi la loro futura felicità e la sicurezza finanziaria: “Cercate un fidanzato ricco”, ha detto a una folla sconvolta. “Questa ipotesi non è irrealistica.”

Un anno fa, più di 100.000 donne hanno firmato una petizione dal titolo “Berlusconi ci offende.” Lui lo ha deriso, chiedendo: “Come si fa a dire che non amo le donne?” Mentre qualcuno nella stampa cattolica ha finalmente cominciato a condannare le scappatelle di Berlusconi , chiamandolo “malato”, la stessa critica non è tollerata nei media controllati dal Premier.

Quando la futura prossima ventura  ex Signora Berlusconi, Veronica Lario, ha pubblicamente contestato il comportamento del marito, le ritorsioni sono state immediate. Diversi titoli dei giornali di destra la definì “showgirl ingrata” e la foto di lei in topless, residuo della sua precedente carriera di attrice, è schizzata sulle loro prime pagine. (Sì, la first lady della nazione è stata a sua volta una attrice apparsa in topless.)

E ‘chiaro che l’uscita di scena di Berlusconi, se accadesse, indebolirebbe il legame tossico tra politica, media, e discriminazione di genere. “La sua dipartita politica sarebbe un rilevante messaggio sulla questione”, afferma Del Boca. Ma gli Italiani, di entrambi i generi, dovranno lavorare sodo sul loro modo di pensare se si vogliono fare davvero progressi .

E non basterà cambiar canale.

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