Chi “difende” la crisi? gli avvocati (del PdL), naturalmente!!!


In una democrazia in cui la fiducia sembrava poterla dare solo il Parlamento, il Time ci informa che la fiducia davvero utile a salvarci è quella degli investitori nei confronti di un governo che, neppure in situazione di emergenza come questa, può permettersi di fare riforme strutturali, fondamentali per la ripresa economica.

Quando la loro fiducia vacilla, in borsa si bruciano euro alla velocità di centinaia di milioni all’ora. E così il “pacchetto austerità” diventa ancora più austero e per chi? per la classe media, ovvio, a cui di medio è rimasto solo il nome e due dita di cui la casta dovrebbe cominciare a preoccuparsi, soprattutto perché loro non hanno rinunciato ad un solo centesimo di euro.

Sempre il Time ci informa che a tenere Berlusconi sotto scacco (almeno la settimana scorsa, contro di lui i giocatori cambiano spesso …) sembra siano stati 22 avvocati che hanno minacciato di metter “sotto” il governo nel caso in cui “il pacchetto austerità” avesse compreso la norma sulle liberalizzazioni delle professioni “chiuse” come quelle di avvocati, notai e commercialisti.

Professioni che, guarda caso, spopolano tra Deputati e Senatori. Di entrambi gli schieramenti.

Ora, può la mancata ripresa economica di un Paese come il nostro dipendere  da 22 sciagurati che la paralizzano, pur di conservare i privilegi delle lobby che difendono (invece di tutelare gli interessi degli elettori, compresi i loro, che sono prima di tutto cittadini)?

E pensare che per il Foglio.it, tale Carlo Stagnaro ha dato conto, in data 4 luglio 2011   (ne consiglio lettura integrale, lo trovate qui) dell’ammontare del danno da mancata riforma degli ordini professionali:

… La Banca d’Italia ha stimato l’entità della “rendita monopolistica” che è premio della scarsa concorrenza nel settore dei servizi (professioni comprese). Se tale rendita fosse restituita al mercato, il PIL potrebbe lievitare di undici punti in pochi anni, di cui cinque punti nei primi tre anni

Si potesse metter su una class action nei loro confronti, dovessero davvero rispondere di danni da “mancata crescita del Paese”, c’è da dubitare che avrebbero mai minacciato una crisi di Governo pur di tutelare interessi corporativi.

Nel frattempo, tipo alle prossime elezioni, meglio guardarsi dai troppi canditati avvocati, commercialisti e notai. Meglio lasciarne a casa alcuni, insieme ad eventuali sensi di colpa : senza un vero mercato non sapremo mai se e quanto sono bravi davvero.

Anche il Time si occupa del duro momento finanziario italiano

ECCO IL PERCHÉ DI UN GOVERNO TUTTO AUSTERITÀ (E NIENTE CRESCITA)

traduzione di “WHY ITALY’S GOVERNMENT IS SUDDENLY ALL ABOUT AUSTERITY“,  di  Stephan Faris per il TIME, 15 luglio 2011

Non è stata la raffica di pessime notizie sul fronte finanziario di inizio settimana (scorsa) a far barcollare l’Italia sull’orlo della catastrofe economica. Si è trattato piuttosto di qualcosa che in tempi meno complicati sarebbe stato considerato “normale”: scaramucce  “politiche” fra il premier Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, ex docente di diritto e attuale Ministro delle Finanze, uomo che in molti credono decisivo nel tener l’Italia lontana dalle deleterie sorti di Paesi quali Grecia, Portogallo e Irlanda.

Così, quando Berlusconi – in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, pubblicata in data 8 luglio – ha detto che Tremonti era “l’unico (ministro) che non fa gioco di squadra” e che “lui pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini”, i mercati hanno reagito. Male.

In data 8 luglio, lo spread (vale a dire la differenza fra il tasso di rendimento di obbligazioni a rischio default – quali i titoli di stato a lungo termine – e il tasso di rendimento di obbligazioni a breve termine “prive di rischio”, tipo i BOT ) è salito ai livelli più alti da quando l’Italia ha adottato l’euro, praticamente un decennio fa.

La Borsa di Milano ne ha seguito l’andamento ma al contrario, perdendo quasi il 4% lo scorso lunedì, prima riprendersi lentamente, dopo che il governo si è affrettato a rassicurare gli investitori. Come? Con un lungo atteso e molto dibattuto “pacchetto austerità”, misure con le quali lo Stato Italiano prevede di rimpinguare le casse con 70 miliardi di euro.

Secondo Franco Pavoncello, politologo alla  John Cabot University di Roma, “la politica è tornata a Palazzo Chigi”.

Nel periodo successivo all’introduzione dell’euro, gli investitori non hanno prestato grande attenzione al lavoro dei singoli governi. A prescindere dalla loro maggiore o minore stabilità, l’impressione era che l’Unione Europea potesse tenerli in piedi.

Ora non più.

Ora è di nuovo il momento di costruire governi in grado di rassicurare i mercati, spiega Pavoncello, altrimenti i mercati crolleranno”.

In realtà, con un debito pubblico al 120% del PIL e un’economia che in molti vedono come troppo grande per essere salvata, le finanze italiane hanno da essere usate con attenzione.

Eppure, nonostante tutto ciò, il governo non è stato in grado di rassicurare i mercati. Nemmeno ultimamente.

Nell’ultimo anno, Berlusconi si è separato da uno storico alleato (Fini), è stato portato in tribunale con l’accusa di prostituzione minorile (Rubygate), il suo partito è stato sconfitto alle elezioni regionali (“bagno di sangue” soprattutto a Milano e Napoli) e alcune sue scelte politiche bocciate con referendum (nucleare, privatizzazione “dei rubinetti” dell’acqua  e legittimo impedimento).

Nello stesso periodo, proprio mentre alcuni Stati Europei stavano già vivendo il dramma del rischio insolvenza (Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna), Berlusconi e i suoi alleati hanno dato l’impressione di essere più interessati a ritardare le riforme che a spingere per affrettarne la realizzazione.

A riprova di questo, sempre nell’intervista aLa Repubblica, Berlusconi ha detto che avrebbe modificato il “pacchetto austerità” prima del voto, per renderla meno focalizzata sull’obbiettivo di calmare i mercati e quindi meno ostile per gli elettori.

Ma, con la minaccia di crollo della scorsa settimana, il pacchetto di austerità ha riconquistato il centro della scena, con il governo che si è affrettato ad ottenerne in tempi brevissimi l’ulteriore discussione.

Ci siamo accordati su questi tagli di spesa perché la casa va a fuoco e dobbiamo spegnere l’incendio”, ha detto Marco Perduca, senatore del Partito Radicale, “ma abbiamo dovuto discutere il pacchetto austerità nel giro di pochi minuti. Vi sembrano cose da Paese democratico?

Giovedì, il provvedimento è passato al Senato e venerdì il Parlamento lo ha approvato a tempo di record. “Di fronte al baratro, tutti hanno dovuto rimboccarsi le maniche”, ha spiegato il politologo Pavoncello, “il  punto è che fino ad ora, nessuno aveva avuto il coraggio di farlo”.

Berlusconi ha detto che non si ricandiderà ma, allo stesso tempo, appare deciso a governare fino al termine del mandato (2013). Fino ad allora, avrà davvero bisogno di ogni membro della sua ormai risicata coalizione di maggioranza . Il che rende difficile prendere le necessarie impopolari decisioni: quelle che secondo gli investitori sono imprescindibili al fine di tenere il debito pubblico sotto controllo.

Ma cosa ancora più importante, ciò di cui l’Italia ha bisogno non è solo e semplice austerità ma crescita economica.

Ecco perché un mercato del lavoro liberalizzato dagli ordini/albi professionali (di matrice fascista, regio decreto legge 1578/1933, e r.d. n. 37 del 1934, ancora vigenti e non abrogati dalla normativa sulla privacy) è assolutamente fondamentale ma molto complicato. Un esempio? l’abolizione degli ordini professionali di avvocati, commercialisti e notai.

Nei mesi che hanno preceduto il voto sul pacchetto austerità, semplici misure che potrebbero liberare il sistema Italia dal peso morto delle corporazioni e aprire professioni chiuse (permettendo ad es. la pubblicità o l’abbassamento delle tariffe minime), sono stati ripetutamente inseriti e rimossi dal pacchetto.

La scorsa settimana, mentre i tempi sembravano maturi per un cambiamento, 22 parlamentari del partito di Berlusconi – tutti avvocati – hanno inviato una lettera al Senato dicendo che non avrebbero votato a favore, se il pacchetto avesse contenuto la norma di liberalizzazione delle professioni, anche a costo di rovesciare il Governo.

Questi segnali mostrano quanto deboli siano i nostri politici nei confronti delle lobby, ferocemente contrarie a qualsiasi mite tentativo di riforme”, ha affermato Michele Pellizzari, economista del lavoro presso l’Università Bocconi di Milano.

Dato che la maggior parte dei tagli del nuovo pacchetto austerità entreranno in vigore dopo le elezioni del 2013, il fallimento dell’attuale governo circa il tentativo di implementare modifiche strutturali al sistema Italia, invia un preoccupante segnale circa la capacità di realizzarle da parte del prossimo governo.

In questo momento, tutto ciò che fa apparire l’impegno verso l’austerità meno credibile, è estremamente pericoloso per l’Italia” ha concluso Pellizzari.

I mercati – e in Italia gli elettori – guardano e guarderanno a Berlusconi e alla sua coalizione con estrema attenzione.

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