L’unione Europea del Debito

Fate uno sforzo, provate a seguirmi.

Viviamo in un mondo in cui il denaro è creato dal debito attraverso prestiti.

I prestiti si basano su riserve bancarie che dipendono dai depositi dei piccoli, grandi ed enormi risparmiatori.

Con il sistema delle riserve bancarie, in effetti ciascun deposito può crearne altri in un numero che varia a seconda di quanto la Banca deve trattenere a riserva legale (cioè imposta dalla legge).

Non mollate, seguitemi ancora un po’.

Se apro un conto-deposito versando 100 e la mia Banca deve trattenerne per legge il 10% come riserva – cioè 10 nel mio caso – i restanti 90 potranno essere prestati a qualcun’altro che aprirà a sua volta un conto-deposito, da quei 90 la Banca dovrà per legge trattenerne 9 ma potrà prestare i restanti 81 e così via …

Mi fermo così per non metterVi a dura prova solo … vediamo … da 100 se ne sono creati altri 90+81, cioè altri 171 !!!

Non male davvero come  sistema … fino a quando tutti restituiscono quanto chiesto in prestito. Più gli interessi.

Esatto.

È esattamente quello che state pensando: semplicemente una catena di Sant’Antonio legalizzata.

E globalizzata.

Una democrazia schiava del debito è una contraddizione in termini perchè se il popolo è schiavo non ha potere e senza non decide. Decide il padrone. Il creditore.

L’Unione Monetaria Europea ha semplicemente unito i creditori, centralizzando ulteriormente le decisioni e quindi rafforzandone il potere. Un altro servizio pubblico al servizio dei privati. Dov’è la novità?

È stato facile per i banchieri. Politici incompetenti in quanto tali, quando non complici, una manciata di tecnici naive e … insomma, è bastato aggiungere “olio” quanto basta per far andare le cose esattamente come stanno andando.

Il sogno di un’Unione Europea che è solo monetaria non è il nostro. È il sogno di qualcun’altro. Gli schiavi non sognano unioni monetarie. Sognano libertà. Quella dei diritti, quella del lavoro e sì, anche quella dal lavoro.

Se siete arrivati fin qui avete la mia infima ma eterna gratitudine. Vi lascio all’articolo del Times.

AFFONDA L’ITALIA, AFFONDA L’EURO

Un Economia troppo grande per fallire, un Debito troppo grande da pagare

libera traduzione di “Italy’s crisis: Endgame for the euro?” di Michael Shuman per il Time10/11/2011 

C’è un detto secondo cui non è finita fino a quando la grassa signora non comincia a cantare. Un modo come un altro per dire che  non è finita fino a che non è finita davvero.

Nel caso della crisi del debito della Zona Euro, la signora è l’Italia, grassa abbastanza da creare  casini e con un’orchestra politica che sembra saper suonare solo quelli.

È l’ennesimo collasso finiaziario globale, titoli a picco ovunque e panico stabile.

Nauseante.

Come al solito, l’Europa è con il culo per terra. Mercoledì scorso, I titoli di Stato Italiani sono stati devastati dal rialzo del tasso di interesse arrivando dove nessuno, escluso i PIGS,  era giunto prima. 7%.

I “colleghi” del PIIGS (Portogallo,Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), superato il 7%, hanno visto i loro costi di finanziamento del debito salire tanto da costringerli a cercare l’aiuto dell’UE.

Il punto è che un tracollo italiano altererebbe la situazione tanto da determinare una crisi che, potenzialmente gestibile per ora, potrebbe rivelarsi non gestibile.

Un occhiata a quanto sta accadendo.

L’Italia non è un mercato emergente mezzo cotto  e  nemmeno un piccolo Paese sviluppato in situazione disperata come la Grecia: è la quarta economia d’Europa e nel mercato delle obbligazioni di Stato è la terza del mondo.

Non trascurabile dettaglio, il pagamento degli interessi sul debito sta prosciugando le casse  dello Stato alla velocità del sole estivo su una pozzanghera. Un ulteriore ritardo nelle decisioni di poitica economica potrebbe essere fatale.

Roba seria, insomma.

Negli ultimi 2 anni, l’ambiente finanziario ha lasciato trapelare stabili preoccupate voci circa possibili scenari, con l’Europa a fare da sfondo alla crisi del debito che ne penetra il nucleo – passando per la periferia di Irlanda e Grecia – per arrivare ai “grandi”, nel senso di Paesi tipo l’Italia, un Paese con un giro economico troppo grande per fallire e troppo indebitata per poter essere salvata.

Ora, la peggiore delle ipotesi ha una elevata probabilità di realizzazione.

Il risultato? una rinnovata crisi finanziaria globale o un crollo dell’unione monetaria, chi lo sa.

Secondo l’economista Ken Courtis, in un certo senso, Grecia, Portogallo e Irlanda sono stati semplici antipasti di crisi, gruppi emergenti ad aprire il concerto evento della grassa signora rock star/crack. L’Italia è l’evento, e tutti sono in attesa.

Nella situazione in cui si trova, l’Italia non potrà rimborsare gli interessi sul debito rispettando le scadenze delle prossime settimane.

Del “film” ne conoscete trama e sceneggiatura. Alla fine, forse, luoghi e battute subiranno cambiamenti, alcune scene tagliate, di altre verrà cambiato l’ordine ma non potete sbagliare: è proprio il film di cui avete letto ovunque negli ultimi 2 anni. Un film che nessuno (davvero? nessuno nessuno?) voleva vedere, perchè pagato con gli euro di chi probabilmente non avrà nemmeno quelli per vederlo al cinema, casomai succeda che qualcuno lo giri davvero.

Il finale dipende da cosa succederà a Roma nei prossimi giorni.

Silvio Berlusconi ha lasciato un Governo che da tempo aveva smesso di guidare il Paese.

Un nuovo governo, e di che tipo? durerà? ci saranno le elezioni? Tirate ad indovinare.

Ma i “mercati”, quelli, a loro non piace tirare ad indovinare. Loro “devono poter prevedere” e quando non possono,  si innervosiscono. Senza una leadership reale, le speranze di una vera riforma in Italia sono meno che incerte. Fino a quando al governo ci sono politici che non dimostrano di prendere sul serio il problema del debito, i mercati continueranno a punire le obbligazioni italiane.

Il problema è che i ritardi del governo Berlusconi non incidono soltanto sulla questione “interessi sul debito” (l’Italia potrebbe gestire la questione ancora per un po’ di tempo) ma soprattutto sulla liquidità. Il problema maggiore. Il debito italiano è talmente grande da costringere il governo a rivolgersi costantemente ai mercati per potersi rifinanziare. Il punto è che non lo si può fare se chi compra il debito non ha garanzie che verrà ripagato con gli interessi a scadenza precisa.

L’Italia può ancora ottenere i fondi necessari? Stiamo per avere una risposta a questa domanda nei prossimi giorni. La prossima asta per i buoni del Tesoro è prevista per lunedì.

Secondo Capital Economics, a proposito di quanto accaduto mercoledì scorso circa l’impennata del tasso di interesse dei titoli di Stato italiano ha catapultato la Zona Euro in una nuova pericolosa fase della crisi. I precedenti stabiliti da Grecia e Irlanda suggeriscono (o avrebbero dovuto suggerire) che la crisi avrebbe passato il Rubicone camminando sulle acque. Come è successo.

Ora, il costo per i “servizi del prestito”, cioè il tasso di interesse, potrebbe salire ancora e più rapidamente escludendo l’Italia dal mercato dei capitali. Anche se l’Italia gode di un avanzo di spesa primario (che, almeno lui, non va a puttane ma si polverizza non per il pagamento del debito, ma per il pagamento degli interessi sul debito), la conseguenza potrebbe essere ancora quella di costringerla a rivolgersi a creditori ufficiali per sopravvivere.

Se è vero che l’ex-BelPaese è considerato troppo “grande” per fallire, potrebbe anche essere troppo “grande” per essere salvato, a meno di un importante cambiamento di atteggiamento verso la crisi e una sua soluzione.

Le cose sono sul punto di girare davvero male. Perchè?

Secondo Capital Economics l’Italia avrebbe bisogno di 700 miliardi di euro. In confronto, i salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo insieme ne sono costati 370. Difficile che il Fondo europeo per la Stabilità Finanziaria abbia tutti quei soldi.

Conseguenze? Sempre secondo il Capital, i Paesi ad economia più solida della zona euro dovrebbero essere i salvatori dell’Italia. Resta da vedere se metteranno davvero i loro soldi sul piatto. Se non dovessero farlo, il fallimento finanziario dell’Italia significherebbe anche la sua uscita dal circuito della Zona Euro.

Ed  ecco dove le cose si fanno davvero interessanti: i mercati non stanno semplicemente testando limpegno Italiano circa le riforme tanto anelate, stanno testando l’intera Zona Euro. Le ragioni della crisi stanno soprattutto nel fatto che alle parole dei leaders della Zona Euro non sono seguite azioni. In ogni fase della crisi, hanno temporeggiato, evitando di prendere decisioni. Hanno sminuito, quando non nascosto, la pericolosità della situazione con ottimismo di facciata e “soluzioni” fra il mediocre e lo scarso.

Tutto questo casino si sarebbe potuto evitare se l’UE avesse adottato misure risolutive durante le prime fasi della crisi del debito greco, iniziata quasi due anni fa, se avessero messo in atto misure per rinforzare il sistema bancario, se avessero fatto maggiori progressi verso l’integrazione fiscale.

Se, se, se.

Ora è arrivato il momento di tirar fuori i soldi o star zitti. La BCE (Banca Centrale Europea) è in panchina in attesa di entrare. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha di nuovo richiamato la necessità di una riforma della moneta unica e di una maggiore integrazione europea: la soluzione alla crisi, ha detto, sta in “più Europa, non meno Europa”.

Parole.

Se Merkel & Co. non cacciano fuori i soldi, meglio che tacciano perchè mi sa che la performance della grassa signora sta davvero per cominciare.

E sarà pianto e stridore di banche.

One thought on “L’unione Europea del Debito

  1. Sai cosa c'è Alba ? C'è che ci cocnsoono molto bene, hanno una profonda conoscienza della mente umana e delle emozioni. E sia la mente che le emozioni sono facilmente manipolabili. Sanno che non poteva esserci strumento migliore del denaro per il controllo , perchè l'inganno è che il denaro, alla fine, serve a noi, non a loro !E' così che siamo indotti a pensare, non è violenta come coercizione ma è infinitamente potente e, finchè non cambi la serratura non puoi cambiare la chiave.Ciao, Alba.

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