L’alt(r)o costo dell’IPad 3: storia di Lai

“L’etica del lavoro è l’etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi.” (B. Russell)

Storia di Lai

tratto da “In China, Human Costs Are Built Into an iPad” di  di  e   per il New York Times, pubblicato il 25/01/2012

Nell’autunno del 2010, Lai Xiaodong sistema con cura il suo diploma tra gli abiti in valigia perché non sgualcisca, avvisa gli amici che non sarebbe più stato nei pressi dei loro poker settimanali, saluta i suoi insegnanti e parte per Chengdu, una città di 12.000.000 di persone che stava rapidamente diventando uno dei poli produttivi più importanti del mondo. Mancano circa 6 mesi all’esplosione nella fabbrica di iPad.

Anche se estremamento timido, Lai aveva avuto modo di sorprendere chi lo conosce. Ha chiesto “ti metti” ad una studente infermiera che ha detto sì a lui e al matrimonio. Quindi, bisogna metter via soldi abbastanza da comprare un appartamento.

Le fabbriche di Chengdu curano la produzione per centinaia di aziende ma Lai concentra la sua attenzione sulla Foxconn Technology, la più grande esportatrice della Cina con una forza lavoro di 1.200.000 di lavoratori. L’azienda ha stabilimenti in tutta la Cina e produce circa il 40% di elettronica di consumo del mondo. Tra i clienti ci sono Amazon, Dell, Hewlett-Packard, Nintendo, Nokia e Samsung. Lai concentra la sua attenzione sulla Foxconn Technology perché è là che gli operai costruiscono l’iPad. L’ultima novità Apple.

Lai ottiene il lavoro. Luci quasi accecanti, fabbrica sempre tirata a lucido, turni che coprono le 24 ore, migliaia di operatori su catene di montaggio che lavorano in piedi o seduti su sedie prive di schienale, altri appostati accanto a macchine di grandi dimensioni,  altri ancora che corrono tra le zone di carico e ad alcuni di loro le gambe si gonfiano così tanto da non riuscire a star fermi sul posto.

“E ‘difficile stare tutto il giorno in piedi”, dirà Zhao Sheng, un lavoratore dell’impianto.

Sulle pareti della fabbrica abita un avviso tutto dedicato ai 120.000 dipendenti: “Lavora sodo oggi o dovrai lavorare sodo per trovare un lavoro domani.”

Il Codice sul comportamento dei  fornitori di Apple stabilisce che, tranne in circostanze “straordinarie”, i dipendenti non sono tenuti a lavorare più di 60 ore a settimana ma alla Foxconn alcuni ne lavorano di più, stando a quanto appreso da interviste, buste paga dei lavoratori e indagini di gruppi esterni.

Poco tempo dopo l’assunzione Lai si ritrova a lavorare 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana dentro quella fabbrica, diranno le sue buste paga.

Ai dipendenti che arrivano in ritardo a volte si richiede di scrivere una lettera di ammissione di colpa copiando delle frasi di rito. E quando ai lavoratori viene chiesto di fare due turni di fila i turni diventano ininterrotti, diranno alcuni lavoratori intervistati.

Il titolo di studio permette a Lai di guadagnare uno stipendio di circa 22 dollari al giorno, comprese le ore di straordinario. Più di molti altri. Alla fine del turno Lai si ritira in una piccola camera da letto, grande  abbastanza per un materasso, un armadio e una scrivania dove gioca ossessivamente online a “combatti il padrone di casa” (un gioco di carte), dirà la sua fidanzata, Luo Xiaohong.

L’alloggio di Lai è migliore di molti altri dormitori della società, utilizzati da 70.000 suoi colleghi Foxconn, a volte sono stipati in 20 dentro un appartamento di tre stanze, diranno i dipendenti.

Un giorno una disputa sugli stipendi innesca una rivolta in uno dei dormitori. Ci sono lavoratori che lanciano dalle finestre bottiglie, lattine e rifiuti di carta in fiamme, secondo i testimoni. 200 agenti di polizia si scontrano con i lavoratori e ne  arrestano 8. In seguito, (forse per ragioni di sicurezza)  i  bidoni della spazzatura vengono rimossi e mucchi di spazzatura – con roditori annessi – diventano un problema.

Nel maggio scorso, dopo divresi tentativi di suicidio, un dormitorio per i lavoratori Foxconn a Shenzhen, in Cina, è stato dotato di rete di sicurezza che noterete particolarmente fitta.

Lai si sente fortunato ad avere un posto tutto per sè.

La Foxconn, in una dichiarazione, contesta le versioni  dei lavoratori circa turni continui, straordinari straordinari, alloggi sovraffollati e cause della rivolta.  Afferma che le loro norme rispettano i codici di comportamento voluti dai clienti, gli standard industriali e le leggi nazionali.

Le condizioni di lavoro alla  Foxconn sono tutt’altro che dure“, scrive la società in un comunicato dove aggiunge di non essere mai stata denunciata – da clienti o dal governo – per aver assunto minori di età,  oberato di lavoro i dipendenti  o averli esposti a componenti tossiche.

Sempre secondo il comunicato, “tutti i dipendenti della catena di montaggio usufruiscono di  regolari pause e un’ora di pausa pranzo” e solo il 5% di loro lavora in piedi. Le postazioni di lavoro sono state progettate nel rispetto degli standard ergonomici e i dipendenti hanno possibilità di cambiare mansioni e di promozione. E ancora,”Foxconn ha un record di sicurezza molto buono, nella nostra industria in Cina la Foxconn ha percorso una lunga strada per primeggiare in settori quali le condizioni di lavoro, la cura e il trattamento dei nostri dipendenti“.

Sì. Lai si sente probabilmente fortunato a lavorare per la Foxconn.

fine terza parte

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